Un pò di storia

ACCUMOLO o Acumuli città in provincia di Abruzzo ultra in diocesi di Ascoli in Piceno nello Stato della Chiesa. Si vuole che dopo la distruzione del Sannio fatta da Romani un’avanzo di raminghi Sanniti fosse andato a ricoverarsi in quel luogo, fabbricandosi dispersamene parecchi villaggi ed indi come capo de’ medesimi una terra più grande chiamata Accumuli, quasi dall’essersi colà congregati. Ella è però questa una tradizione, non avendo io verun monumento, nè de’ suoi fondatori, nè del tempo a un dippresso della sua fondazione anticamente era detta Sommata. L’ Alberti appena la nomina secondo il suo fare, coll’aggiunta di molto magnifico castello. Ma il Re Ferdinando d’Aragona in una sua lettera col datum da Celano la decorò col titolo di Città.

E’ situata in una collina, e veggonsi tuttavia gli avanzi delle sue alte, e larghe mura, con delle torri a distanza tra loro circa palmi 50 con quattro porte. Quella verso ponente è detta di S.Pietro: L’altra verso levante è nominata Porta Vecchia, che guida nella via Salaria, ed al borgo Ponte del Campo. La terza Porta Pacino verso tramontana, e con duce ne’ promontorj del Piceno.

La quarta finalmente tra mezzogiorno, e ponente chiamata Porta,Pescara. La sua circonferenza è quasi di un miglio e mezzo. Ha due fiumi, il Tronto all’oriente, e la Pescara alla parte di ponente, che è una picciola fiumara, la quale a distanza di un mezzo miglio dalla città si unisce col primo.

Il suo territorio dà agli abitanti ciò che è necessario al proprio mantenimento, e nelle sue montagne vi è molta caccia di pernici, di beccacce, di starne, di colombi, e similmente nelle parti boscose di capri, lepri, volpi, e lupi; e nelle sommità de’ monti vi si trovano pure molti orsi. Contiene ottimi pascoli estivi, ove i naturali dello stato Pontificio portano i loro animali a pascere nella estate.

I naturali di Accumuli ha commercio con Amatrice, Aquila, Roma ed altri paesi, dove vendono le loro derrate, o comprano ciò che gli manca. Le misure, che adoperano sono le napoletane, i pesi poi secondo l’usanza romana.

Essi hanno un’ospedale, due monti, uno pecuniario, e l’altro frumentario, e vi si vede anche un teatrino da rappresentarvi pubblicamente le commedie.

Nella numerazione del 1532. gli abitatori furono tassati per fuochi 630, nel 1541 per 712, nel 1561 per 768, nel 1595 per 462, nel 1648 per 440, e nel 1669 per 336, sempre colle sue ville al numero di quindici, come si dirà; in oggi però ascendono al numero di circa 1010 i suoi abitatori nel Regno.

Accumoli tiene molte ville non tutte però appartenenti al Regno di Napoli. I loro abitatori son tutti poveri portandosi spesso in Roma a vendere dè frutti per procacciarsi il loro meschino mantenimento. Nè tutte queste ville sono nel nostro Regno, ma soltanto le prime XV. che il mio leggitore ritroverà pure nei loro rispettivi luoghi. Il Sig. Avvocato Galanti ne nota la popolazione attuale nel seguente modo Accumuli 910, Collespada 150, Rocca Salle 264.

Nell’anno 1775. fu eseguita una numerazione, ripartiento dei fuochi di tutto lo stato di Accumoli per regolamento delle tasse, e pesi ordinari, e straordinari per ordine del Regio Delegato dei RR. Stati Allodiali di D. Salvatore Caruso, in osservanza degli ordini generali di doversi in ogni tre anni rivedere la numerazione dei fuochi, e ne risultò la seguente numerazione

 

  Num. Dei Fuochi Num. Di on. Pers Num di on. Dei beni.
Acumoli 54 745 3074
Fonte del Campo 17 464 416
Villa Illice 20 612 428
Villa poggio Casuli 6 174 269
Villa poggio dampi 13 318 322
Villa Grisciano 35 936 802
Villa Tufo 13 374 133
Capo d’acqua 54 1654 1067
Tino 16 486 726
Pergolo 9 240 425
S. Giovanni 10 330 930
Terracino 17 512 773
Casaventre 13 216 356
Colle pasta 11 276 303
Roccasalli 31 800 831
Cassino 5 168 329
Collespada 11 411 597
Macchia 10 306 314

Alfonso d’Aragona la permutò insieme con Civita-Ducale, ed Amatrice col Papa Eugenio IV per Benevento, e Terracina. Niccolò V la restituì poi ad esso Alfonso, insieme con Civita-Ducale, e Lagonessa in monte Amatricis, come si dalla sua bolla dè 20 maggio 1447 e nella medesima, non si menzione della restituzione, né di Terracina, né di Benevento.

Ella era stata sempre del Regio demanio, avendocelo confermato Ferrante nel 1461 ed indi Carlo V nel 1536.

Da Vincenzo de Medici fu comprata, insieme, colle sue ville, dalla R. C. a’ 3 lug1io 1643 per ducati 19800. Si possiede ora come Patrimonio Allodiale Mediceo da S. M. FERDINANDO IV.

Re di Napoli per la dichiarazione del dì 4 agosto del 1736 soscritta in Compiegne dal Barone di merlino, plenipotenziario dell’Imperatore presso la Corte di Francia, e rinnovata nell’atto di rinunzia fatta dal Re Carlo Borbone per se, suoi figli, e successori nell’anno 1739. Del Granducato di Toscana e del Ducato di Parma e Piacenza a. beneficio della casa di Lorena e dell’Imperatore e per la sussecutiva cessione di tutti i beni che possedeva in Italia fatta dal surriferito Re Carlo nel 1759 al suo figlio FERDINANDO IV alla occasione, che esso Re Carlo passò al trono di Spagna.

Nell’anno 1773. £11 da S.M. stabilito il soldo di cento ducati all’anno per un maestro di Grammatica in Accumuli, come dalle accuse, che ne portarono questi nostri regnicoli alla Regina Giovanna I nel 1371 e al Vicerè Giovanni Zunica nel 1559 nel qual anno seguì una guerra civile tralle due limitrofe popolazioni: e sebbene vi avessero presi molti spedienti, pure ciò con tutto ciò non si venne a capo di togliere Dalle mani dei Norcini le già fatte usurpazioni.